BASKIN, LO SPORT CHE UNISCE NEL NOME DELL’INCLUSIONE

Cari amici oggi sono molto lieto nel presentarvi il Baskin. Ringrazio con tutto il cuore Arabella Bottaccioli e Vincenzo Macchini che oltre ad essere due miei carissimi amici, istruttori, pedagogisti ed insegnanti ma soprattutto sono i promotori di questo bellissimo progetto sportivo e sociale, Buona lettura!!!

Ultimamente si sente MOLTO parlare del BASKIN, uno sport nuovo che prende spunto dalla pallacanestro, della quale utilizza la struttura generale, mantenendone gli obiettivi e adattando le regole a vari tipi di disabilità. Il BASKIN nasce a Cremona nel 2003, in un contesto scolastico dalle menti brillanti di Antonio Bodini (recentemente nominato Ufficiale al merito della Repubblica) e Fausto Capellini e grazie alla collaborazione di genitori, professori di educazione fisica e di sostegno. Questa nuova disciplina, ha posto come sue premesse indispensabili, i concetti di persona e di inclusione; è stata pensata, studiata e realizzata affinché ragazzi normalmente abili e ragazzi con disabilità possano giocare insieme nella stessa squadra, coinvolgendo anche bambini e ragazzi BES e DSA con compiti specifici e fondamentali per la determinazione dell’obiettivo finale. I risultati che si possono ottenere sono veramente notevoli, oltre che aumentare la fiducia in sé stessi, la capacità di coniugare il sacrificio al piacere, crescono notevolmente le abilità psicomotorie!

Anche i ragazzi normodotati beneficiano di questo percorso, nel BASKIN, imparano ad inserirsi e ad organizzare un gruppo che conta al suo interno gradi di abilità differenti. Dovendo così sviluppare nuove capacità di comunicazione, mettendo in gioco la propria creatività ed instaurando relazioni affettive anche molto intense. Inoltre, la condivisione degli obiettivi sportivi coi ragazzi disabili permette loro di apprezzare le ricchezze e le capacità che la diversità porta con sé. L’obiettivo è quello di creare un ambiente inclusivo in cui ognuno può esprimere sé stesso, le proprie capacità e abilità, mettendole al servizio del compagno di squadra. Il BASKIN, è stato da subito rivolto agli alunni della Scuola Secondaria di primo e secondo grado, che sono poi protagonisti di tornei e campionati specifici ma a livello scolastico, si sta aprendo con successo anche al mondo della scuola primaria. Da un punto di vista pedagogico, l’apprendimento del gioco del BASKIN avviene sul campo dove un bravo istruttore, deve fare attenzione a mettere in atto metodologie che privilegino l’autonomia e la cooperazione:

PEER EDUCATION (l’educazione tra pari)

Questo approccio, viene definito come strategia educativa che valorizza i processi di comunicazione all’interno dei gruppi, al fine della diffusione delle conoscenze, degli atteggiamenti, delle emozioni, delle esperienze, nonché dello sviluppo del cambiamento di comportamenti tra i membri. Esso si propone di individuare uno o più soggetti all’interno della squadra (peer educator), che rappresentino per gli altri componenti un riferimento credibile ed un esempio da seguire. Quindi, l’educazione tra pari mira a rendere le dinamiche intergruppo/funzionali non solo alla modifica dei comportamenti e degli atteggiamenti, ma allo sviluppo della partecipazione attiva inoltre, promuovendo rapporti collaborativi tra pari, riduce al minimo i rischi di fenomeni di BULLISMO.

LEARNING BY DOING (imparare facendo)

È una metodologia immediata, soprattutto se si pensa alle attività sportive; privilegia l’apprendimento sul campo in cui l’allievo (nel nostro caso il giocatore), è realmente protagonista.

COOPERATIVE LEARNING (apprendere a stare in gruppo)

Da un tipo di apprendimento individuale e competitivo si passa ad un apprendimento cooperativo dove il successo di un giocatore è legato al successo dell’altro. Tale metodologia, è fortemente ancorata ad una realtà di squadra orientata al successo collettivo.

ONE TO ONE (counseling)

Questa tecnica, si pone l’obiettivo di orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità dell’allievo promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta.

Si cerca sempre e comunque di includere, rinforzando l’idea che ogni giocatore è indispensabile per il successo di tutti, sviluppando solidarietà e collaborazione ed usando il pallone da basket come strumento di comunicazione perché mette in contatto con gli altri... nessuno escluso!

Indietro
Indietro

IL PEDAGOGISTA CLINICO

Avanti
Avanti

L’AUTISMO. L’approccio educativo e pedagogico